LA MATERNITA’ NELLO SPORT NON E’ PIU’ UN TABU’. IN ARRIVO LA LEGGE DI TUTELA PER LE ATLETE MAMME
L’ex campionessa Manuela Di Centa, oggi deputata del Pdl e promotrice della proposta già approvata alla Camera «Credo che il cambio di Governo non rallenterà l’iter di approvazione. Incontreremo il ministro Gnudi» 3 dicembre 2011. La presenza delle donne nello sport cresce, andando a insidiare la leadership degli uomini in numerose discipline. Anche la maternità per le atlete non è più un tabù, sebbene la legge che tutelerà questa scelta sia ancora in itinere. Ma nel mondo dello sport c'è ancora la quasi totale assenza di donne a livello manageriale. Sono questi i temi emersi durante il convegno organizzato dal Coni Lombardia “Donna e sport... Mamma e sport”, svoltosi questa mattina al Forum di Assago, a margine de “La grande sfida” fra le sorelle del tennis statunitense, Venus e Serena Williams e le Signore azzurre, Francesca Schiavone e Flavia Pennetta. [flagallery gid=26 name="Gallery"] «I tempi sono cambiati e il sesso femminile è diventato veramente il sesso forte in tante discipline. Riconosciamo di essere di fronte a una realtà dello sport italiano e lombardo, in cui la declinazione donna è importante. E spesso la donna atleta, con soddisfazione, è anche mamma», ha commentato il presidente del CONI Lombardia Pier Luigi Marzorati, facendo gli onori di casa per gli ospiti e per le atlete che componevano il parterre di lusso. A confrontarsi sul tema, infatti, sono intervenute l'on. Manuela Di Centa, membro onorario del CIO e pluricampionessa olimpica dello sci di fondo; Anna Maria Marasi e Diana Bianchedi, componenti rispettivamente della Commissione e della Giunta Nazionale del Coni; le ginnaste Carlotta Ferlito ed Elisabetta Preziosa, le campionesse di canottaggio Sara Bertolasi e Claudia Wurzel, la campionessa italiana di bocce Barbara Guzzetti, l'ex sciatrice Claudia Giordani e Stefania Lella, fondatrice del progetto WILD - Women's international leadership development, nonché segretario generale del CONI Lazio. «Un'atleta che rimane incinta deve avere la possibilità di una scelta tutelata, ma anche se non ci sono statistiche ufficiali tante atlete scelgono di non avere bambini - ha osservato Manuela Di Centa, deputata del Pdl e membro del CIO che si è fatta promotrice della proposta di legge per prevedere il congedo obbligatorio per maternità per le atlete e la corresponsione di un'indennità -. Credo che il cambio di governo non rallenterà l'iter d'approvazione. La legge è già passata alla Camera con consenso trasversale e ora incontreremo il nuovo ministro dello sport Gnudi. L’approvazione sarebbe una grande conquista per il mondo dello sport». «E' già evidente che lo sport non ha bisogno di quote per essere rosa - ha detto l'assessore allo sport della Regione Lombardia, Monica Rizzi, nel suo saluto -. Oltre a essere campionesse nello sport o nel lavoro, le donne riescono a esserlo anche in altri ruoli. Essere una mamma non deve precludere nessuna strada, ma bisogna rispettare le giuste regole per una maternità tutelata. Dopo l'approvazione della legge nazionale, sarà più semplice applicarla anche a livello regionale». Il cammino verso la parità nello sport va veloce, tanto che Elio Trifari, presidente della Fondazione Cannavò, ha ricordato che, secondo le previsioni, «nel 2024/2028 la partecipazione femminile alle Olimpiadi supererà quella maschile». Non bisogna però dimenticare le battaglie portate avanti solo pochi anni fa dalle atlete e ricordate oggi, nello stupore delle più giovani, anche da Claudia Giordani, ex sciatrice e oggi presidente del Comitato FISI Alpi Centrali. «Negli anni '70, a Milano, ero l'unica che correva al campo XXV Aprile: non c'erano ragazze e gli altri atleti mi guardavano con occhi sbarrati - ha spiegato Giordani -. Ricordo le battaglie per i premi, totalmente discriminanti, che fino agli anni '80 erano decurtati del 30% rispetto a quelli maschili. Ma anche oggi lo sport, soprattutto a livello di dirigenza e istituzioni al femminile, ha ancora tanta strada da fare». Anche Stefania Lella ha denunciato come ancora, nella managerialità, le regole sono ben lungi dall’uguaglianza: «Nel mondo dello sport c'è totale assenza di donne nei posti di dirigenza - ha detto -. Nel management e nel percorso personale, abbiamo notato, non si recepisce quella solidarietà femminile che c'è invece nella disciplina sportiva». Perché i temi affrontati non rimangano solo parole, ma si traducano invece in buona pratica, «saremo ben felici se questo convegno avesse un seguito - ha concluso Marzorati - e cercheremo di portarlo avanti come Comitato Regionale Coni della Lombardia».