biblioteca sds

1. “MOMENTI DI GLORIA”

Intervista a Lord Sebastian Coe

A cura di Rossana Ciuffetti

 

2. CARLO MORNATI “L’AUSTRALIANO”

Intervista a Carlo Mornati

A cura di Gianni Bondini

 

3. STILI E PROFILI DELLE PROFESSIONI NELLO SPORT

Le caratteristiche occupazionali del sistema sportivo in Italia.

Antonio Mussino, Pietro Scalisi

Per programmare interventi o definire politiche nel mondo dello sport è necessario valutare le trasformazioni che le nuove tendenze culturali, le nuove dinamiche economiche, ma anche eventuali modifiche nell’ordinamento giuridico hanno su di esso. A tal fine è indispensabile avere a disposizione ordinati flussi informativi (raccolta, elaborazione, analisi e distribuzione) sui fenomeni riguardanti la domanda e l’offerta di sport. Le statistiche dello sport devono, in altre parole, essere più omogenee, pertinenti ed esaustive, per diventare statistiche per lo sport. Questo contributo investiga quella parte del versante dell’offerta che si riferisce all’occupazione nel settore sportivo e, in particolare, alle professioni ad esso collegate. L’analisi condotta è innovativa e complessa, per la variegata configurazione giuridica ed economica dell’associazionismo sportivo e per l’esplosione di figure professionali coinvolte nel mondo dello sport a fronte della recente evoluzione della domanda. Si sono dapprima esaminati i tradizionali dati sulla consistenza degli stock di occupati, partendo dalla rilevazione sulle forze di lavoro, medie del triennio 2011/13, di fonte Istat. Poi, partendo dai risultati della seconda edizione dell’Indagine campionaria sulle professioni, condotta sempre dall’Istat in collaborazione con l’Isfol, è stato possibile entrare in analisi più specifiche.

Si sono così potuti delineare i profili di alcune delle più rappresentative professioni esercitate nel campo dello sport. La scelta è ricaduta sulle tre professioni core, che costituiscono gli attori principali di ogni manifestazione sportiva: gli atleti, gli arbitri e gli allenatori. Delle numerose dimensioni esaminate dall’indagine, si è scelto di considerare le più rilevanti: le competenze richieste per svolgere i compiti professionali e le attitudini ritenute di ausilio al loro svolgimento.

Un ultimo sguardo è stato dedicato anche alle tipologie di personalità più adatte ai profili professionali in esame e agli stili con cui esplicano le proprie mansioni.

 

4. SOVRALLENAMENTO NELLO SPORT

Prima parte: breve exscursus nella storia del concetto di sovrallenamento, fasi e tipi di sovrallenamento.

Vladimir N. Platonov

L’obiettivo di questa rewiew consiste nell’analisi del sovrallenamento e dei fattori che ne determinano il suo sviluppo. La ricerca si basa sulla raccolta e sull’analisi dei dati relativi alla pratica sportiva internazionale e in particolar modo riguardanti la letteratura specializzata.Nell’articolo vengono definiti i concetti come “superaffaticamento” e “supertensione” che sono alla base del fenomeno del sovrallenamento, i fattori che aumentano il rischio di sovrallenamento e i metodi di prevenzione di questi fenomeni. In conclusione viene affermato che gli atleti giovani e adulti devono essere seguiti da figure professionali specializzate, in maniera tale da poter analizzare con una maggiore attenzione il processo di allenamento, senza mai trascurare lo studio di altri fattori legati, ad esempio, alla vita privata degli atleti.

 

5. IL PROCESSO DI ADATTAMENTO

Siamo sicuri che sia tutto chiaro?

Gianluca Vernillo

L’obiettivo di un programma di allenamento è di agire sull’organismo dell’atleta per determinare in esso dei cambiamenti tali per cui l’organismo stesso sia in grado di fornire una prestazione sportiva migliore. L’allenamento, quindi, è una sistematica ripetizione di uno o più esercizi fisici ed è descritto in base ai suoi adattamenti e processi. Gli adattamenti sono quelle modificazioni che possono avvenire a livello:

• anatomico: cambiamenti antropometrici (e.g. percentuale di massa grassa) o strutturali (e.g. modificazioni della massa muscolare) sport-specifici;

• fisiologico: cambiamenti che avvengono a carico dei sistemi, organi e apparati sport specifici (e.g. modificazioni delle dimensioni cardiache o della concentrazione

di un particolare tipo di fibre muscolari);

• biochimico: cambiamenti che avvengo a livello enzimatico (e.g. sintesi proteica);

• biomeccanico: cambiamenti che avvengono a carico della meccanica di un gesto tecnico sport-specifico;

• funzionale: cambiamenti che non comportano miglioramenti oggettivamente riscontrabili, ma che permettono un miglioramento funzionale di un gesto tecnico sport-specifico.

Per processo, invece, intendiamo il carico di allenamento, cioè il prodotto del volume e dell’intensità di un allenamento sportivo. Nel presente articolo, si cercherà di tracciare un quadro

globale sull’importanza di conoscere le basi fondamentali che regolano la capacità dell’atleta di adattarsi per ottenere una prestazione sportiva migliore.

 

6. ATTUALITÀ

Impressioni di settembre

Antonio La Torre, Luca Filipas

 

7. I FATTORI CHE INCIDONO SULLA REGOLAZIONE DELL’ANDATURA

Prospettive attuali

Alexis R. Mauger

Durante l’esercizio dinamico e ritmico prolungato, la maggiore concentrazione di metaboliti deleteri determina l’insorgenza del dolore e dell’indolenzimento muscolare. Il rilevamento da parte dei nocicettori e la trasmissione al cervello attraverso il feedback afferente offrono informazioni importanti riguardo allo stato fisiologico del muscolo. In ultima analisi, queste sensazioni contribuiscono a generare quello che viene definito il «dolore indotto dall’esercizio fisico». Pur essendo ben noto ad atleti e preparatori atletici e benché sia indicato come parte integrante della prestazione atletica, questo concetto è stato ampiamente trascurato nel lavoro sperimentale. Questo articolo prospettico evidenzia le conoscenze attuali sul tema dell’andatura correlata alla prestazione

di endurance e le cause del “dolore indotto dall’esercizio fisico”. Viene descritta una nuova prospettiva in cui si ipotizza come il dolore indotto dall’esercizio fisico possa essere considerato un fattore in grado di aiutare i soggetti a regolare il proprio ritmo di lavoro durante l’esercizio stesso, introducendo così un concetto importante sul tema dell’andatura.

 

8. MOTIVAZIONI E SODDISFAZIONE NELL’ESPERIENZA DEL VOLONTARIO SPORTIVO

Uno studio sull’Universiade invernale Trentino 2013

Camilla Trentin, Francesca Vitali, Antonella Bellutti, Federico Schena

Il volontariato è un elemento chiave del sistema sportivo che genera valore economico e sociale, producendo benefici per i volontari stessi, per le organizzazioni coinvolte e per le comunità cui si rivolge. Questo è particolarmente vero per i grandi eventi sportivi. Anche se le motivazioni dei volontari sportivi sono state esaminate, ancora poco si conosce sulle motivazioni e sulle dimensioni che possono sostenere i volontari a ripetere questa esperienza in futuro. Questo studio esamina le motivazioni, la soddisfazione per il lavoro da volontario e la resilienza di volontari per identificare strategie ancora più efficaci di coinvolgimento dei volontari stessi a supporto di chi organizza attività ed eventi sportivi. I partecipanti sono stati 630 volontari che hanno partecipato all’Universiade invernale Trentino 2013 (F = 57,5%; età 15-70 anni, età media = 30,6 ± 14,3 anni). Hanno compilato un questionario elettronico somministrato online contenente la Volunteer Job Satisfaction Scale, una versione breve e riadattata della Connor-Davidson Resilience Scale, una versione ridotta della Special Event Volunteer Motivation Scale, e hanno dato risposta ad undici domande già usate in studi precedenti per indagare le conseguenze dell’esperienza di volontari e le future intenzioni di ripeterla. La soddisfazione per il lavoro da volontario era direttamente correlata alla resilienza (r = ,317, p < ,01) e all’intenzione di fare il volontario in un altro grande evento sportivo (r = ,508, p < ,01). Le analisi di regressione hanno mostrato che le motivazioni legate ad incentivi solidali migliorano l’interesse verso lo sport (β = ,250, p < ,01), mentre le motivazioni riferite ad incentivi intenzionali (β = ,251, p < ,01), tradizioni esterne (β = ,233, p < ,01), incentivi solidali (β = ,196, p < ,01), la soddisfazione per il lavoro da volontario (β = ,264, p < ,01) e la resilienza (β = ,271, p < ,05) rinforzano l’intenzione di fare in futuro il volontario in un altro grande evento sportivo. Vivere l’esperienza da volontario come soddisfacente e mirata ad uno scopo può consolidare non soltanto l’interesse verso lo sport, ma anche l’intenzione di fare in futuro il volontario in un altro grande evento sportivo. Tale conclusione deve essere capitalizzata per promuovere la partecipazione futura dei volontari in eventi sportivi.

 

9. L’IMPORTANZA DEL CERVELLO COME “GENERATORE E RECETTORE” NELLO SPORT (DI PRESTAZIONE)

Quarta parte: i macronutrienti e la loro importanza per la struttura e la funzione del cervello. I lipidi

Franz J. Schneider

Questo articolo si occupa dell’influenza dei grassi, in particolare degli acidi grassi polinsaturi, sulla capacità di prestazione cognitiva e sensomotoria. Viene trattato il ruolo svolto dai grassi nella struttura della membrana, nella neurotrasmissione e nella protezione. Inoltre viene discusso il problema che riguarda gli effetti dei trattamenti industriali sulla qualità degli acidi grassi, colmando il divario esistente tra la teoria e la pratica della nutrizione.

 

10. VELOCI, ABILI, FORTI… SUL GHIACCIO!!!

Valutazione funzionale della nazionale italiana U20-U18 di hockey su ghiaccio

Andrea Lavazza, Antonio La Torre, Davide Verga

La valutazione funzionale è molto importante per suggerire delle scelte pratiche di allenamento basate su evidenze scientifiche oltre alle possibili ricadute applicative in grado di rispondere alle caratteristiche funzionali dell’atleta in relazione al modello prestativo del gioco. Nell’hockey su ghiaccio in Italia non è stato sinora realizzato uno studio capace di fare una “fotografia” delle caratteristiche funzionali dell’élite dei giocatori U18-U20 italiani. Lo scopo dello studio è stato quello di identificare i test funzionali pertinenti e sport specifici, possibilmente validati scientificamente e confrontare i dati dei giocatori della nazionale under 18 e 20 con quelli di una squadra svizzera di pari età. Allo studio hanno partecipato centoquattro giovani giocatori di interesse nazionale classe dal 1994 al 1997 (media ± SD, altezza: 178,77 ± 6,30 cm, peso: 74,56 ± 8,46 kg, BMI: 23,29 ± 2,00) e sedici giovani atleti della squadra svizzera “EHC Visp” (media ± SD, altezza: 177,21 ± 7,53 cm, peso: 74,31 ± 8,37 kg, BMI: 20,80 ± 2,35). Tutti gli atleti hanno eseguito una batteria di test (test di Cooper, sollevamento del proprio peso corporeo su panca piana, trazioni alla sbarra, lancio della palla medica da seduto, Squat Jump-SJ, Countermovement Jump-CMJ, Pro Agility 5-10-5, Sprint 30 m, test RSS on ice, FMS). Dal confronto tra gli atleti della nazionale italiana e quelli della squadra svizzera è emerso come i giocatori italiani siano significativamente migliori fuori dal ghiaccio (test Pro Agility 5-10-5 con p<0,05 e ns nei test SJ e CMJ), rispetto agli atleti svizzeri, che nei test su ghiaccio sono significativamente più performanti (test RSA on ice con p<0,05) rispetto ai nazionali italiani. Nei test di forza degli arti superiori non ci sono differenze significative tra i due gruppi, tuttavia nel sollevamento su panca piana del proprio peso corporeo il 48,5% dei nazionali U18-U20 non sono stati in grado di eseguire nemmeno una ripetizione. Sia i giocatori italiani che i giocatori svizzeri sono molto lontani dai dati dei giocatori di livello assoluto che giocano nei migliori campionati professionistici. I risultati di questo studio mostrano come la tecnica di pattinaggio incida più della condizione atletica sulla velocità e sull’economia del gesto tecnico dello sport specifico.