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Coperta 117

1. Gianni Bondini

MORNATI CAPOVOGA DEL CONI

 

2. Gianni Bondini, Michele Maffei

I TUFFI D’ORO DI “KING” DIBIASI

 

3. Maurizio Nicita

PITTERA, MISTER PALLAVOLO

 

4. Gianni Bondini

FEDERAZIONI

Pioggia d’oro per il Tennis

Binaghi, l’ingegnere del Tennis

Dell’Edera, Maestro dei Maestri

 

5. Elisabeth Norz

ALLENAMENTO DELLA FORZA ADATTATO AL CICLO MESTRUALE
Ottimizzazione dell’allenamento dello sprint in atletica leggera

Tenuto conto delle fasi biologiche dell’organismo femminile e delle sue conseguenze sulla prestazione sportiva, dobbiamo riconoscere che le atlete non possono raggiungere i migliori risultati ricorrendo ad un programma convenzionale di allenamento.

Allenarsi senza assecondare i ritmi biologici sottopone l’organismo ad un forte stress. È quindi necessario studiare nuovi approcci nell’ambito dell’allenamento femminile. Dobbiamo dire che fino ad oggi la scienza dell’allenamento ha trascurato le differenze biologiche tra uomini e donne. I principi da seguire per i carichi e le sollecitazioni nell’allenamento, infatti, venivano considerati universalmente validi.

Osservando la cosa più da vicino, tuttavia, ci si rende conto che la prestazione femminile dipende in modo significativo dalle varie fasi del ciclo mestruale. Il sistema endocrino controlla il ciclo mestruale anche attraverso la secrezione di ormoni sessuali, estrogeni e progestinici. La medicina ha messo in luce che gli estrogeni hanno un effetto anabolizzante sulla muscolatura scheletrica, mentre il progesterone ha un effetto catabolico. Si impone quindi la necessità di ripensare i processi di allenamento per le atlete tenendo conto delle loro specificità biologiche.

Negli anni tra il 1950 e il 1980 in Unione Sovietica sono stati raccolti dati statistici che hanno confermato l’esistenza di differenze di rilievo nelle capacità condizionali nel corso del ciclo. I risultati di varie ricerche evidenziano inoltre un certo margine di miglioramento dell’allenabilità della forza e mostrano gli effetti dell’allenamento specifico suddiviso in fasi. Il tipo di allenamento adattato in base a tali premesse è stato studiato per velociste di altissimo livello e comprende il periodo di preparazione generale, che è al centro dell’allenamento della forza.

Si tratta di un tentativo di armonizzare il carico sportivo con il ritmo biologico e la conseguente prestazione delle atlete.

 

6. Klaus Cachay, Carmen Borggrefe, Steffen Bahlke, Rebecca Dölling

LE DONNE SONO SEMPLICEMENTE PIÙ COMPLICATE!”
Riflessioni sul problema della comunicazione di genere nello sport di alto livello

Che sia nello sport di massa o ai vertici dell’agonismo, da molto tempo ormai  lo sport non è più “roba da maschi”. 

Sia gli attuali numeri riguardanti le iscrizioni alle associazioni e ai club che la partecipazione alle Olimpiadi lo rivelano chiaramente (1): la prestazione sportiva di per sé non ha genere e allo sport può accedere chiunque abbia i requisiti prestazionali necessari.

La presenza di uomini e donne nello sport, particolarmente ad alti livelli, sembra essere una cosa normale, una circostanza alla quale non si dovrebbe più rivolgere particolare cura. Se si incentra invece l’attenzione sull’attività di tutti i giorni di allenatori e allenatrici, di atleti e atlete, allora la differenza tra i generi sembra continuare ad occupare un ruolo rilevante.

Perché a questo livello d’interazione, perfino in contesti di agonismo ad altissimi livelli, si sentono continuamente espressioni che stanno ad indicare una differenza rilevante tra uomini e donne. Così ad esempio l’allenatrice della nazionale svedese di calcio, Pia Sundhage, ha constatato seccamente: “uomini e donne comunicano in modo differente” (www.FAZ.net, 29/10/2009). L’ex-allenatore di hockey Markus Weise, che ha allenato sia la nazionale femminile che quella maschile, ha riferito invece che “facendo un discorso di incitamento nello spogliatoio ai maschietti riesci a caricarli a mille nel giro di due minuti, mentre dopo lo stesso discorso la metà della ragazze ti guarda in maniera dubbiosa” (www.Süddeutsche.de, 17/5/2010).

Ed il mental coach della nazionale femminile tedesca di pallamano, Lothar Linz, consiglia agli allenatori maschi di squadre femminili di “adoperare maggiore attenzione nei rapporti interpersonali e nella scelta delle parole”, perché le donne sarebbero “più sensibili” e più “ricettive ad eventuali interferenze” rispetto agli uomini (Sport agonistico 2008). Riflettendo su queste affermazioni, si nota che le atlete vengono descritte come esseri diversi dai loro colleghi maschi, forse “più complicate”, ma forse anche “più semplici”.

Quali sono le conseguenze di ciò per allenatrici ed allenatori nell’interazione con atlete ed atleti? Dovrebbero forse seguire determinate idee sui generi, sottolineandoli in particolare modo nei contatti con un gruppo piuttosto che con l’altro, oppure dovrebbero cercare di evitare proprio questo tipo di comportamento? Quale misura e quale forma di comunicazione di genere sembra sensata nello sport agonistico, e quando? E quando invece ciò si rivela controproducente?

Con il nostro contributo vogliamo indagare su questo interrogativo, iniziando con una ricostruzione sistematica e teorica della comunicazione di genere nello sport ad alto livello, riflettendo poi sulle sue potenziali conseguenze. Successivamente presentiamo alcuni esempi pratici della comunicazione di genere tra allenatore ed atleta, sottoponendoli ad un’analisi approfondita alla luce delle nostre riflessioni teoriche.

 

7. Caporaso Teodorico, Perez Diego, Di Gironimo Giuseppe, Lanzotti Antonio

SPORT E TECNOLOGIA
Verso un “nuovo occhio” elettronico per la marcia

L’innovazione tecnologica mette continuamente a disposizione nuovi strumenti per osservare l’atleta. Questi “occhi” entrano anche all’interno dei regolamenti sportivi come il VAR nel calcio. In questo scenario una disciplina che potrebbe confrontarsi con l’introduzione della tecnologia è la marcia. Tra le sue infrazioni, la perdita di contatto con il terreno risulta la più frequente e al tempo stesso difficile da identificare per l’occhio del giudice e del tecnico. La corretta misura del tempo di volo e classificazione dei passi sono, quindi, argomento di grande interesse.

Lo scopo dello studio è presentare lo sviluppo di un sistema innovativo basato sull’utilizzo di un sensore inerziale indossabile per la classificazione delle sequenze di passo.

Attraverso il metodo del Kansei Engineering, è definita l’architettura del sistema in relazione alle esigenze degli utenti. A partire dai dati del sensore è presentata la stima  del tempo di volo e la classificazione del passo in relazione alle peculiarità del regolamento.

Con l’utilizzo di un sensore inerziale indossabile sono state effettuate due verifiche sperimentali: (i) in condizioni di laboratorio, validandolo con piattaforme di forza; (ii) su strada a differenti velocità (reali condizioni di allenamento) validandolo, tramite telecamera ad alta frequenza di acquisizione. I risultati mostrano il disegno ottimale del sistema con il sensore posto al termine della colonna vertebrale dell’atleta e l’interpretazione della valutazione del passo su un dispositivo mobile esterno. Le verifiche sperimentali evidenziano (tramite l’applicazione delle metodologie proposte per la stima del tempo di volo e la classificazione delle sequenze di passo) che il sistema può effettivamente migliorare la valutazione attuale nella marcia.

 

8. Paola Zuccolotto, Marica Manisera

BASKET: MISURARE LA PERFORMANCE SOTTO PRESSIONE
Decine di migliaia di tiri analizzati con evoluti algoritmi statistici per profilare le situazioni di gioco in cui è più difficile fare canestro

Clutch e choke: nel basket, come in altri sport, è fondamentale sapere chi sono i giocatori più inclini a vivere in modo positivo la sfida rappresentata dai momenti di gioco in cui la pressione è più elevata. Ma quali sono questi momenti?

E, più in generale, quali sono i momenti in cui si osservano, per svariati motivi, alterate percentuali di successo nel tiro a canestro? Uno studio di BDsports mette la lente d’ingrandimento su questo problema. Avvalendosi di dataset play-by-play contenenti decine di migliaia di tiri, filtrati attraverso complessi algoritmi statistici, vengono delineate le situazioni di gioco in cui le percentuali di successo dei tiri differiscono significativamente dalla media.

Vengono infine proposte misure di performance individuali dei giocatori che tengono conto del loro comportamento in tali momenti.

 

9. Paolo Maurizio Messina, Vincenzo Bifulco

COLLABORARE IN FORMA LIBERA
Riflessioni metodologiche sulle collaborazioni e le azioni di gioco in forma libera nella pallacanestro giovanile

Nell’attività cestistica giovanile esistono vari modi per organizzare i processi di collaborazione che permettono un adeguato approccio alla gara. In questo lavoro viene presa in esame la collaborazione in forma libera, un sistema di gioco fondato prevalentemente sulla capacità di lettura delle situazioni e reso sufficientemente stabile e ordinato da due categorie di regole variabili e personalizzabili.

Il processo di formazione richiede moltissime ore di lavoro e un’attenzione metodologica da parte del tecnico alquanto complessa e impegnativa. Partendo dall’unione delle competenze acquisite nelle situazioni di 1c1 con palla e senza palla, vengono poste in evidenza le problematiche legate al trattamento delle informazioni in un contesto incerto, allo sviluppo delle capacità decisionali e all’utilizzo di specifici indicatori; la capacità d’azione si sviluppa gradualmente nel passaggio dal 2c2 al 3c3 attraverso una maggiore richiesta attentiva e di comunicazione e un incremento dei comportamenti di adattamento.

 

10. Carmelo Pittera, Massimo Sciuto

LE METODOLOGIE PSI.CO.M.
Sviluppo dell’intelligenza attraverso il movimento nell’età evolutiva

Il concetto di variabilità dell’esercizio costituisce uno dei principi alla base della prassi didattica dell’educazione motoria. La focalizzazione sulla variabilità delle esperienze motorie, però rischia di perdere di vista che il divenire della motricità nell’età evolutiva è parte di un processo più ampio e complesso in cui lo sviluppo cognitivo (ma non solo) ricopre un ruolo centrale.

 

11. Giuseppe Ocello, Cristina Ocello

CARATTERISTICHE ATLETICHE DEGLI STUDENTI DEL PRIMO ANNODELLE SCUOLE MEDIE SUPERIORI
Confronto tra anni ’60 e 2000

L’analisi dell’involuzione delle capacità fisico-atletiche dei ragazzi è stata oggetto di studio e valutazione negli ultimi trent’anni, focalizzando l’attenzione in particolare sull’alimentazione e quindi sull’obesità, sul sistema cardiocircolorespiratorio e di conseguenza sulle capacità aerobiche, sulle capacità coordinative e sulle implicazioni socioeconomiche.

L’analisi svolta vuole essere un piccolo contributo allo studio del fenomeno. Nel presente studio sono stati analizzati e confrontati i risultati di quattro specialità atletiche, velocità, ostacoli, salto in alto e salto in lungo, di studenti di prima superiore degli anni ’60 e degli anni 2000. Le prove-test sono state effettuate con le stesse modalità sempre dallo stesso insegnante e sempre nei primi due mesi di scuola.

I risultati evidenziano una flessione statisticamente significativa delle performance degli studenti degli anni 2000 rispetto a quelli degli anni ’60 nelle gare di velocità e salto in alto e una flessione non statisticamente significativa nel salto in lungo. Gli ostacoli invece hanno presentato una inversione di tendenza anche se non statisticamente significativa: gli studenti del 2000 sono stati più veloci di quelli degli anni ’60. In conclusione si può dire che c’è stato  un  peggioramento dei risultati degli studenti del 2000 ma sicuramente è risultato minore di quanto ipotizzato.